Sempre a fianco degli editori

Enrico Ferri, l’uomo che voleva abolire gli scatti di anzianità

di Pino Nicotri

Mi spiace dover criticare ancora una volta il collega Enrico Ferri, che nella Padova degli anni ’70 era per me il caro amico Chicco, tanto che lo introdussi nel giornalismo. Oggi è un sindaco effettivo dell’Inpgi e vedo che si candida alle elezioni per il rinnovo dei suoi organi collegiali puntando al vertice con motivazioni orgogliose. Orgogliose, ma poco convincenti, se non sbagliate del tutto.

Chicco rivendica di avere avuto nella Fnsi un ruolo molto positivo, che a suo dire è la migliore garanzia per poter far bene anche all’Inpgi con responsabilità più grandi di quelle di sindaco, stando cioè in consiglio d’amministrazione o occupando anche la poltrona di vicepresidente. Il problema però è che al pesante sbilancio dell’Inpgi ha contribuito la politica di eccessiva arrendevolezza proprio della Fnsi ai voleri e agli interessi degli editori.

Pino Nicotri
E’ certamente vero quanto sostiene i collega, è cioè che il minaccioso passivo di bilancio non è stato provocato dalla dirigenza dell’Istituto quanto invece dalla forte riduzione dell’occupazione. Come sappiamo bene, c’è stata una vera e propria falcidia. Ma è appunto tale forte riduzione, assieme al modo con il quale è avvenuta, che la FNSI – Ferri compreso – non ha saputo contrastare o almeno arginare in modo significativo. C’è in particolare la responsabilità supplementare di avere riconosciuto stati di crisi spesso inesistenti, visto che gli editori dichiarati in crisi e col cappello in mano hanno chiuso i bilanci in buono od ottimo attivo (vedi il caso del Gruppo L’Espresso).

E Ferri certamente nella FNSI non c’è stato poco né in seconda fila. Raffaele Lorusso a Chianciano non appena nominato segretario generale della FNSI  nel suo discorso di neo eletto ci ha tenuto a molto ringraziare anche il collega Ferri: lo ha molto ringraziato per l’assistenza e per quanto appreso  durante gli anni di esperienza romana nei panni di sindacalista nella ranghi della federazione nazionale della stampa.

Insomma, Chicco e chi come lui è gallonato Fnsi che garanzie dà di poter salvare l’Inpgi dall’attuale tempesta, visto che  ha contribuito a portarcela a rimorchio della rotta sbagliata della Fnsi, nella cui sala di comando anche lui  stava?

Ogni volta che sento candidarsi a petto in fuori chi proviene dalla Fnsi tenendo contemporaneamente un piede anche nell’Inpgi, mi viene in mente il discorso trionfalista di Guido Besana nel consiglio generale dell’Istituto, del quale all’epoca facevo parte, dopo una delle manovre che a chiacchiere aveva “messo in sicurezza i conti dell’Istituto”.

Il collega Besana disse con orgoglio che “L’Inpgi deve pensare ai giovani!”. Ribattei dicendo che ai giovani ci deve pensare la Fnsi, cioè il sindacato, oltre ovviamente al parlamento, certo non può farlo l’Inpgi, il cui ruolo non è certo quello di un sindacato né di un partito politico e NON può quindi intervenire né sui livelli occupazionali né sulle vertenze contrattuali né sulle linee politiche che si occupano del presente e del futuro. Il compito istituzionale dell’Inpgi è “solo” quello di incassare i contributi previdenziali, vigilare che  nelle redazioni non ci siano abusivi sfruttati, pagare le pensioni e concedere piccoli prestiti, oggi più piccoli di quelli di ieri. L’Inpgi ha dovuto non solo smagrire i prestiti, ma anche rinunciare a concedere i mutui immobliari, che era davvero un modo di aiutare i giovani permettendo loro di poter comprar casa.

La realtà CERTIFICA il DOPPIO FALLIMENTO di chi – come i colleghi Besana e Ferri – ha tenuto o tiene un piede nell’Inpgi e l’altro nella Fnsi. Non solo NON si è “pensato ai giovani” in modo decente, ma non s’è pensato troppo neppure ai “vecchi”, cioè ai pensionati di oggi e di domani visto com’è conciato il nostro Istituto previdenziale. Troppi chiacchieroni troppo poco previdenti…

Nel suo discorso al 25esimo congresso nazionale della FNSI, tenuto nel 2007 a Castellaneta Marina, Ferri propose – ricordate? – l’eliminazione degli scatti d’anzianità con una motivazione in apparenza di sinistra, anzi addirittura terzomondista. Il collega infatti motivò la sua proposta affermando a gran voce che “gli extracomunitari gli scatti d’anzianità mica ce l’hanno!”. Nel mio intervento successivo feci notare che se è per questo gli extracomunitari non hanno neppure la 13esima, l’indennità redazionale, le varie qualifiche da praticante a direttore  e tanto meno i contratti a tempo indeterminato con garanzie sindacali.

Che garanzie di difesa e di aumento dei nostri diritti e retribuzioni può dare chi ci ha equiparato già nove anni fa agli extracomunitari?

Che garanzie può dare di salvataggio dell’Inpgi e delle nostre pensioni chi già nove anni fa ci equiparava agli extracomunitari? Gli extracomunitari, collega Ferri, la pensione mica ce l’hanno… E non hanno neppure qualcosa che somigli all’Inpgi anche solo da lontano.


Tralascio per ora altri aspetti e altre faccende non tralasciabili, per le quali è bene scrivere a parte.

Pino Nicotri
Senza Bavaglio

Condividi questo articolo

more recommended stories