Il Documento di Giornalisti Uniti Italiani

Fnsi, Inpgi, Ordine, Casagit: nella galassia degli organismi di categoria chiediamo più trasparenza, più legalità e più tutele per tutti i giornalisti. O cambia il sindacato o ne faremo uno nuovo!Il Manifesto di Giornalisti Italiani Uniti per un New deal del sindacato

 

Care colleghe e colleghi delegati al XXVII Congresso della FNSI, vogliamo costruire insieme a tutti e tutte voi un sindacato nuovo che tuteli davvero i giornalisti, tutti: freelance, atipici, precari, autonomi, contrattualizzati, i pensionati, i web editor e i web contributor, i collaboratori e i cosiddetti “parasubordinati” che lavorano nelle terre della criminalità organizzata (mafia, ‘ndrangheta e camorra), lasciati nel totale isolamento e costretti a lavorare per pochi euro rischiando la vita  Attraverso la negazione delle tutele più basilari, lo si vuole svilire, comprimere, piegare, soggiogare, mettere a tacere, finanche eliminare, mettendo chi lo esercita in condizione di non poter svolgere il proprio mestiere con la schiena dritta.

 

La FNSI, la Federazione Nazionale della Stampa italiana, la Giunta del sindacato unico dei giornalisti, è la stessa che lo scorso 24 giugno 2014, ha firmato con la Fieg (Federazione Italiana editori), un contratto capestro che, in sintesi, segna la fine del giornalismo professionale e legalizza lo sfruttamento di migliaia di colleghe e colleghi costretti a lavorare per legge a POCHI EURO al pezzo!

 

Un contratto che la maggioranza della categoria non ha mai voluto, e proprio per questa ragione non è stata mai interpellata SE NON CON UN REFERENDUM FARSA indetto dalla Fnsi ex post, quindi a giochi fatti, con regole tali da impedire di fatto di conoscere il risultato del medesimo: il quorum, infatti, era fissato al 50% più uno degli avanti diritto, su una platea così vasta da comprendere tutti gli iscritti all’Inpgi, circa 40mila persone. Incredibile a dirsi la Giunta ha infine deliberato a maggioranza che lo scrutinio delle scheda sarebbe stato fatto solo se la consultazione avesse raggiunto il quorum!!!

 

Per fortuna il referendum farsa è stato sbugiardato da quello parallelo indetto dall’Associazione Stampa Romana – privo di quorum e quindi senza il divieto di scrutinare le schede – nel quale su 1088 votanti solo 73 hanno approvato l’operato della FNSI. Un contratto che il segretario della FNSI ha anche difeso- nonostante la contrarietà della stragrande maggioranza dei colleghi e delle colleghe – sostenendo che quell’accordo avrebbe creato più “solidarietà” e più “inclusione”! Il risultato di ciò è stato un da una parte un bel regalo agli editori, dall’altro un conflitto generazionale fuori e dentro le redazioni che alimenta tensioni e contrapposizioni, la cosiddetta  “guerra tra poveri”.

 

Avevano promesso di proteggere chi è stato espulso dalla redazione o non ci è mai entrato e, invece, hanno seminato divisioni, paura ed incertezze. Come dimostrano questi cinque anni di lacrime e sangue, dalla crisi dell’informazione non si esce continuando a regalare soldi, prelevati dalle tasche dei giornalisti e della collettività, agli editori che beneficiano della legge 416 sugli stati di crisi anche quando non ci sono i presupposti perché a pagare siamo sempre noi!!

 

È ARRIVATO IL MOMENTO DI INVERTIRE LA ROTTA. CON CORAGGIO, LEALTÀ E AUTOREVOLEZZA.

PERCIÒ, GIORNALISTI ITALIANI UNITI PROPONE:

 

1) RIFORMA DEL LAVORO GIORNALISTICO: nuove regole adatte alle esigenze attuali e alle nuove tecnologie sulla base di un “patto fra produttori” (editori e giornalisti), emersione della vastissima area di lavoro nero e grigio, in cambio dell’abbassamento dell’aliquota contributiva e della pressione fiscale che rendono ormai insostenibile il costo del lavoro.

 

2) GIORNALISTA E’ CHI VIVE DI GIORNALISMO: indipendentemente dal tipo di rapporto di lavoro – freelance, partita Iva, co.co.co, collaborazione, art. 1 – il giornalista “a tempo pieno”, ovunque esso lavori, deve avere un trattamento economico minimo non inferiore a quello del redattore ordinario, con accesso alle tutele previdenziali e assistenziali. Al lavoro autonomo e ai lavoratori parasubordinati vanno riconosciute compensazioni per il maggiore rischio lavorativo (assenza di continuità, assenza di previdenza, ferie e malattia, incertezza dei pagamenti, uso di strumenti lavorativi propri, risoluzione dei rapporti di lavoro unilateralmente e senza preavviso, ecc…). Il lavoro parasubordinato deve valere almeno come il lavoro subordinato!!!

 

3) UFFICI STAMPA Va inoltre affrontato l’annoso problema del ruolo degli oltre 1200 colleghi e colleghe che lavorano negli uffici stampa, pubblici e privati, ai quali troppo spesso non vengono riconosciute né dignità professionale né tutele contrattuali, come dimostra ad esempio la parziale e disarticolata applicazione della legge 150/2000 all’interno delle pubblica amministrazioni come regioni, comuni e ministeri. Senza contare che negli ultimi anni all’addetto stampa viene richiesto principalmente l’uso dei social media e poco altro. I social media, quindi, sono ormai l’informazione che avanza a scapito del comunicato o addirittura dell’articolo? E visto che molti esponenti politici, a partire dal presidente del consiglio, usano twitter per dare direttamente la notizia/annuncio, c’è da interrogarsi sul ruolo e sul futuro del portavoce o del responsabile dell’ufficio stampa.

 

4) STOP ALLE FABBRICHE DI DISOCCUPATI. Oltre ad una più severa selezione delle scuole di giornalismo, con una conseguente riduzione di quelle attualmente accreditate dall’Ordine (con criteri poco comprensibili) va impedito che praticantato venga di fatto “venduto” secondo un sistema in vigore da anni e del tutto illegittimo:  il praticante, infatti, una volta superato l’esame, ai sensi del contratto nazionale,  deve essere assunto con un contratto di lavoro! C’è poi il caso della scuola di Perugia legata alla Rai: solo chi ha la “fortuna” di fare il praticantato a Perugia può avere accesso agli stages alla Rai. Conseguentemente chi termina il biennio ha la possibilità di un contratto, mentre agli studenti delle altre scuole non è consentito nemmeno fare uno stage nell’Azienda pubblica. Per questo abbiamo denunciato l’anomalia dei 40 giornalisti assunti alla Rai dalla scuola di Perugia, senza nessun bando né trasparenza e in spregio delle più basilari norme che regolano le assunzioni in un ente pubblico quale è la Rai.

 

5) OTTENERE L’IMPEGNO DEL GOVERNO A TASSARE LE MULTINAZIONALI DELLA RETE, da Google ad Amazon, Facebook, ecc… Le royalty ottenute vanno destinate a garantire la tenuta del sistema dell’informazione, compreso il finanziamento per la formazione permanente che nulla ha a che vedere con lo scandalo dei corsi a pagamento per i crediti formativi obbligatori sotto l’avallo dell’Ordine. Proponiamo che i corsi di aggiornamento (l’uso del web, cronaca, giornalismo politico, moda, l’inchiesta, giornalismo di guerra), possano essere tenuti dagli stessi giornalisti in pensione (ovviamene chi si metterà a disposizione con un gettone di presenza) risparmiando su costi ulteriori visto che alcuni corsi sono tenuti da società private che ovviamente mirano al guadagno.

 

6) SALVARE L’INPGI: nonostante l’oscura operazione Fondo immobiliare e le mirabolanti assicurazioni del Presidente Andrea Camporese, del vicepresidente Serventi Longhi e con il silenzio di tutto il consiglio d’amministrazione, quest’anno l’Istituto di previdenza chiuderà con un rosso di 100 milioni. E’ evidente che è messa in forse la stessa sopravvivenza dell’Inpgi. E’ dunque necessario:

 

Istituire una commissione che faccia luce sulla gestione degli stati di crisi e delle migliaia di prepensionamenti (siamo oltre 2mila) che – com’era prevedibile – hanno minato la stabilità dell’Istituto. Va inoltre fatta chiarezza sulle molte vicende, dal conferimento dell’intero patrimonio immobiliare al Fondo immobiliare alla presunta truffa della Sopaf che avrebbe trasferito diversi milioni dalle tasche dei giornalisti (insieme a medici e a ragionieri) a quelle dei fratelli Magnoni, arrestati a maggio dello scorso anno, vicenda sulla quale è calato il buio. Il silenzio del sindacato è uno scandalo!


Fare luce sulla vicenda che vede il presidente Andrea Camporese, accusato di truffa ai danni dell’Istituto che presiede e coinvolto nell’inchiesta dei magistrati di Milano che indagano sulle operazioni finanziarie dei fratelli Magnoni arrestati insieme ad altre 7 persone a maggio dello scorso anno per aver truffato centinaia di milioni agli enti previdenziali dei medici e dei ragionieri, Inpgi compreso. Noi continuiamo a ribadire la necessità delle dimissioni di Camporese e l’Inpgi dovrebbe costituirsi parte civile nel processo contro i Magnoni che si celebrerà a marzo di quest’anno.

 

Per chi volesse informarsi sull’intera vicenda, ecco alcuni link

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/01/13/truffa-sopaf-cassazione-annulla-assoluzione-per-aldo-giorgio-magnoni/1336998/

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/14/truffa-sopaf-indagato-presidente-cassa-giornalisti-camporese/1164908/

 

La cosa grave, oltre al silenzio della Fnsi, il cui segretario siede nel Cda dell’Inpgi, è che nessuno dei consiglieri di amministrazione dell’Istituto ha mai nemmeno ipotizzato le dimissioni del presidente!!!

 

Restituire all’Inpgi i compiti per cui è nato, cioè:

Garantire i diritti acquisiti ai colleghi pensionati ma anche la tutela previdenziale ai colleghi attivi e in particolare a precari e autonomi ai quali l’Inpgi2, secondo i calcoli finora effettuati,  erogherà pensioni di poche decine di euro al mese dopo venti anni di versamenti;

Garantire ai giornalisti case ad affitti decenti e a canoni agevolati ai giovani e ai precari, perché anche così si tutela l’autonomia e la dignità della professione;

permettere di riscattare la propria abitazione dopo 20-30 anni di canoni versati.

 

7) MAI PIU’ SINDACALISTI A VITA né di professione: basta con i giornalisti che si attaccano alla poltrona del sindacato e non la mollano più arrivando a gestire rendite di potere sempre più consolidato e difficile da sradicare. Dopo due mandati si torna alla professione: forse stanca ma è salutare. Altro scandalo sono le troppe carriere fatte all’ombra del sindacato: al XXVII congresso Fnsi bisogna stabilire che promozioni e prebende a qualsiasi titolo siano vietate per i giornalisti che hanno ricoperto incarichi sindacali nei due anni successivi alla fine del mandato. E chi ricopre cariche sindacali non può essere contemporaneamente consigliere Inpgi, all’Ordine e alla Casagit!! Deve finire lo scandalo delle troppe carriere all’ombra del sindacato, a volte con doppi e tripli incarichi negli organi di rappresentanza all’Inpgi, Ordine e Casagit.

 

La dirigenza che da due decenni occupa ogni posto di potere ha decretato il proprio fallimento. Il prezzo lo abbiamo pagato noi. Ricordiamo:

Dal 2001 la categoria è stata lasciata per 8 anni senza contratto;

Il contratto del 2009 ha aperto il rubinetto degli stati di crisi a getto continuo e ha istituito la mobilità selvaggia nelle redazioni.

 

Il rinnovo contrattuale del 24 giugno 2014 decreta la fine del giornalismo professionale.

 

8) CONTRO LA VERGOGNA DELLA LEGALIZZAZIONE DEL NUOVO SCHIAVISMO La legge sull’Equo compenso voluta dagli editori con l’avallo della Fnsi e dell’Inpgi con l’eccezione del presidente dell’Ordine Enzo Iacopino che non ha firmato l’accordo, prevede compensi da moderno schiavismo: tra le tariffe minime stabilite, 20,80 euro lordi a pezzo per i quotidiani nazionali con una media di 12 articoli al mese, 6,25 euro per agenzie (con un minimo di 40 segnalazioni/informazioni al mese) e web aumentati del 30% con foto e del 50% con un video. Se la produzione giornalistica è maggiore, però, si procede per scaglioni e i pezzi successivi sono retribuiti in misura inferiore!!!! La legge denominata, ironia della sorte, “Equo compenso”, prevede che i freelance, collaboratori e co.co.co percepiscano compensi da fame con l’avallo del sindacato! Facciamo un po’ di conti: un collega che scrive per un’agenzia 365 articoli l’anno, a 6,25 euro lordi l’uno (uno al giorno, festività, estate e tutto compreso), arriverebbe a guadagnare 2.281,25 euro. Tolta la ritenuta fiscale (21% =486 euro), la somma scenderebbe a 1795,25 Poi c’è il 10% Inpgi e si arriva a 1616,25. Se il collega vuole preoccuparsi per la sua salute, deve trovare alcune centinaia di euro per la Casagit (un po’ meno di 400 per il profilo 4). A fine anno un giornalista parasubordinato porterebbe a casa una miseria che secondo la Fnsi è equa!!!


9) CONTRO LA RAPINA DELLA EX FISSA; CONTRO IL MERCATO  PARALLELO DELLE “NUOVE ASSUNZIONI” CHE CONDANNA COLLEGHI GIOVANI A PERCEPIRE SALARI INFERIORI DEL 20/30% RISPETTO AI COLLEGHI IN SERVIZIO E NO AL PRECARIATO PERMANENTE.

 

I Giornalisti pensionati sono una risorsa ma gli editori usano questa risorsa in modo illegittimo. L’esempio più lampante è quando il giornale accede gli stati di crisi e prepensiona i colleghi con l’impegno di assumere precari, collaboratori o comunque i parasubordinati. Invece accede spesso che il pensionato rientra in redazione con un contratto di collaborazione. Ciò oltre ad essere un’ingiustizia e una violazione degli accordi, grava anche sulle casse dell’Inpgi perché è un’assunzione in meno!

 

10) Istituzione di un Osservatorio sulla qualità degli editori. Identifichiamo con bollino blu i buoni pagatori, rosso per chi paga a singhiozzo e nero per chi viola il contratto e non paga i propri giornalisti o li paga in ritardo.

Infatti anche chi è contrattualizzato può diventare precario: quando gli stipendi vengono pagati dopo mesi da editori che magari hanno attinto ai fondi pubblici per l’editoria e usato la legge sugli stati di crisi che ovviamente paghiamo noi!!

 

L’Osservatorio si raccorderà anche con l’inpgi con l’ufficio contributi per evitare casi come quello del collega Dimitri Buffa che in un anno di lavoro non si è visto neppure versare i contributi a lui trattenuti in busta paga dalla Spinweb srl che fa riferimento ai fratelli Crespi.

 

Ripartiamo dal referendum. A Roma e nel Lazio su 1088 votanti, in 998 abbiamo detto “NO” al contratto bidone. Ripartiamo da qui. Non disperdiamo questo importante risultato per vecchie logiche di corrente, che nascondono solo logore lotte di potere dietro l’alibi ideologico e nulla hanno a che fare con la tutela del nostro lavoro, delle nostre vite e del diritto dei cittadini ad un’informazione degna di questo nome. Non lasciamoci fregare ancora una volta. Siamo disponibili a presentare mozioni comuni con tutti coloro che condividono la necessità di moralizzare l’intera galassia del giornalismo e procedere ad un’operazione trasparenza e legalità per restituire al giornalismo la dignità e la credibilità perduta.

Fabrizio de Jorio

Pierangelo Maurizio

Paolo Corsini

Stefania Giacomini

Federica Frangi

Omar Reda

Francobaldo Chiocci

 

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