GIORNALISTI INDIPENDENTI/Alberizzi scive a Giulio Anselmi, nuovo presidente della FIEG

Massimo Alberizzi ha inviato questa lettera aperta a Giulio Anselmi, nuovo presidente della FIEG.

Caro Giulio,

sono contento che tu sia stato scelto per questo delicato incarico. Gli editori non sono tutti uguali e tu li conosci bene. Credo, francamente, che tu sia più vicino a quelli illuminati che a quelli conservatori.

E sai come molti di loro siano più interessati al business che alla qualità e all’indipendenza dell’informazione.

Ti ricordo (e ho avuto occasione di dirtelo personalmente) come uno dei migliori direttori del Corriere della Sera, in un periodo assai difficile, tangentopoli. Hai pilotato la corazzata con grande determinazione e con il polso fermo. Deciso ma leale.

Forse non lo sai, ma da qualche mese i colleghi mi hanno eletto membro del Comitato di Redazione del Corriere. Non so se conosci gli altri quattro compagni di lavoro (Daria Gorodisky, Maria Rosaria Spadaccino, Sebastiano Grasso, Biagio Marsiglia), colleghi franchi e soprattutto disinteressati.

Uno dei primi atti compiuti da questo comitato è stato quello di occuparsi dei colleghi precari, dei collaboratori, purtroppo bistrattati nel loro lavoro. Siamo riusciti a raggiungere un accordo che blocca le decurtazioni dei compensi (già spesso assai miseri) e il ritorno ai vecchi emolumenti prima della decurtazione.

L’editore del Corriere della Sera si è reso conto che i collaboratori, i precari e i freelance (io li chiamo giornalisti indipendenti) sono il backbone, la spina dorsale, dei giornali.

Purtroppo altri editori non ci sentono, o fanno finta di non sentire, e la FNSI, anch’essa è stata sorda ai richiami di questi colleghi. Molti di loro sono pagati 5 euro a pezzo e talvolta 2, se gli articoli richiesti non vengono pubblicati non vengono pagati, non parliamo delle spese di produzione, molto spesso a carico del giornalista stesso.

Così tanti colleghi sono costretti a lavorare con un compenso davvero misero, che non garantisce la dignità che sarebbe dovuta. Se poi le spese superano il compenso non si può pretendere di avere un prodotto di buon livello.

Credo che gli stessi editori dovrebbero reagire a questo stato di cose perché lo scadimento qualitativo porta al disamoramento per la professione e la perdita di quella passione necessaria a svolgere al meglio il nostro lavoro.

Ecco perché, vorrei tanto, Caro Giulio, che il problema dei giornalisti indipendenti fosse uno dei primi punti della tua agenda.

 

Un abbraccio di cuore
Massimo

 

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