FREELANCE/ Firenze, un’occasione da non sprecare

 

Ben venga l’appuntamento di Firenze del 7 e 8 ottobre per fare il punto sull’ormai drammatica precarizzazione del lavoro giornalistico in Italia. E ben venga la rinnovata iniziativa in materia dell’Ordine dei giornalisti, della FNSI e di alcune sue importanti strutture territoriali, da Assolombarda a Stampa Romana.

Era ora, aggiungo. Ben venga perché la situazione ha superato da tempo la soglia di tollerabilità – per chi la vive sulla propria pelle – e sta inoltre minando le fondamenta della professione, la sua qualità e la sua dignità.

Da questo punto sarebbe auspicabile che l’appuntamento di Firenze possa trasformarsi negli Stati Generali non solo dei freelance e degli atipici ma di tutti i giornalisti, anche dei contrattualizzati. Perché solo un Patto di Solidarietà all’interno della categoria potrà permetterci di scardinare le resistenze degli editori, che della precarizzazione del lavoro giornalistico hanno ormai fatto un must, praticandolo senza ritegno e con modalità a dir poco vergognose.

Detto questo, bisogna però avere anche il coraggio di riconoscere che ci sono  resistenze al nostro interno, sia fra i contrattualizzati che negli organismi di categoria. Non è un caso se nella bozza della Carta di Firenze, così come nei documenti preparatori stilati dalle Associazioni sindacali territoriali, non si accenni neanche alla costituzione di un Organismo di Base per i giornalisti freelance e atipici.

Eppure, dovrebbe essere una scelta ovvia per la FNSI, visto che una fetta considerevole di chi svolge oggi questa professione appartiene a questa categoria, estremamente elastica, certo, ma che ha un dannato bisogno di organizzarsi in proprio, autonomamente.

E’l’unico modo per avere, anche in seno al sindacato, la propria specificità e per far valere le proprie esigenze, che sono diverse da quelle dei contrattualizzati. Perché i pensionati oppure i giornalisti RAI hanno diritto al loro organismo di base e gli atipici invece no? Dov’è la logica che sottintende a questo rifiuto, espresso più volte e tuttora vigente?

Non è un nodo da poco. Da Firenze può uscire infatti una bellissima Carta sul precariato nel mondo giornalistico, ma resterà carta straccia se non potrà innervare l’azione sindacale, a livello nazionale e locale, con iniziative concrete e puntuali, che tallonino i CdR e facciano pressioni sugli editori.

A questo serve un Organismo di Base per freelance e atipici. A meno che non si voglia continuare con l’atteggiamento paternalistico di sempre, che vede i contrattualizzati ascoltare pazientemente le lamentele dei colleghi collaboratori, per poi girarsi dall’altra parte.

Non dimentichiamoci a tal proposito che la Commissione Lavoro Autonomo della FNSI era presieduta, fino a qualche settimana fa, non da un atipico né da un precario, ma da un vecchio dirigente sindacale, Chicco Ferri. Si vuole continuare così? E fino a quando?

 

Amedeo Ricucci
Direttivo della Romana
Senza Bavaglio

 

 

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