Il silenzio Fnsi sul caso Nicotri/L’Espresso

Il 2 marzo scorso il giudice del Lavoro di Milano ha emesso una sentenza che ordina al settimanale L’espresso il reintegro al lavoro dell’inviato Pino Nicotri, licenziato il 30 agosto 2008 per raggiunti limiti di età senza rispettare la prassi prevista per legge per i rappresentanti sindacali.

Quale che sia il motivo del licenziamento, compreso quello dei limiti di età, in questi casi l’editore deve chiedere il nulla osta alla competente Associazione Regionale Stampa, cosa che in questo caso L’espresso ha esplicitamente rifiutato di fare, nonostante una apposita raccomandata della Lombarda.

 

Nella sentenza si legge chiaro e tondo che dal comportamento globale dell’azienda nei confronti di Nicotri, compresa la sua dequalificazione professionale scientemente perseguita dal 2003, “si deve ritenere che il licenziamento sia avvenuto per ragioni discriminatorie derivanti dal suo ruolo sindacale”.

 

Nicotri era stato infatti negli ultimi otto anni fiduciario della redazione di Milano e membro del comitato di redazione de L’espresso, oltre che responsabile della salute dei lavoratori della redazione milanese di Repubblica.

 

Nonostante la sentenza, Nicotri però non è stato reintegrato. Infatti, dopo una lettera datata 15 marzo con la quale l’azienda gli comunicava il reintegro, ne è seguita una datata 19 marzo di nuovo licenziamento. Nel frattempo nessuno ha mai risposto alle proposte di articoli e inchieste che Nicotri aveva prontamente iniziato a fare via e-mail all’allora direttore responsabile Daniela Hamaui e ai responsabili della redazione di Milano, così come nessuno ha risposto alla sua richiesta che gli venisse indicata quale fosse la sua nuova postazione di lavoro in redazione.

 

Un muro di gomma dovuto al fatto che l’azienda si è ben guardata dal comunicare la sentenza di reintegro al direttore Hamaui e a chicchessia degli altri capi della redazione.

 

A comunicare la sentenza al direttore responsabile, al vicedirettore e al redattore capo di Milano nonché ai membri del comitato di redazione è stato infatti solo Nicotri.

 

Che l’ha trasmessa anche al segretario generale della FNSI, Franco Siddi, il quale, trovandosi all’estero, gliene aveva esplicitamente chiesto l’invio per poterla valutare e prendere posizione non appena rientrato in Italia.

 

Cosa che però Siddi si è ben guardato dal fare nonostante nella sentenza si legga che Nicotri è stato licenziato (e prima lungamente dequalificato) per rappresaglia contro il suo ruolo sindacale.

 

Con una lettera datata 20 luglio 2010 il direttore della FNSI, il collega Giancarlo Tartaglia, ha spiegato a Nicotri che l’avergli impedito il reale reinserimento al lavoro e in redazione significa che non è stato reintegrato, vale a dire che la sentenza di reintegro è stata raggirata e disattesa.

 

Ciò significa che L’espresso, al pari di altri editori di non buona fama, non ha rispettato la sentenza del magistrato del Lavoro. Ma anche su questo (non irrilevante) particolare Siddi ha continuato a tacere.

 

Dato che il segretario generale della FNSI perseverava nel suo imbarazzante silenzio, Nicotri gli ha sollecitato per tre volte, con altrettante raccomandate, la presa di posizione promessa, ma mai arrivata.

 

Le stesse raccomandate sono state inviate per conoscenza ai colleghi Giovanni Negri e Massimo Alberizzi, nelle rispettive vesti di presidente dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti il primo e membro del consiglio nazionale della FNSI il secondo. Eppure, nonostante nel frattempo Siddi sia pubblicamente intervenuto a favore di altri giornalisti per altre vicende, a tuttoggi non ha ancora detto nulla riguardo la rappresaglia antisindacale che – a detta di un magistrato – ha colpito Nicotri.

 

Il comportamento in questione è evidentemente indegno per chi ricopre la responsabilità di segretario generale dell’intero sindacato dei giornalisti italiani.

 

La sua gravità è tale da commentarsi da sola e da porre una domanda: non è il caso che Siddi si dimetta? Tanto più che Nicotri è già stato sottoposto, e lo è nuovamente, alle non cortesi attenzioni giudiziarie dell’editore Paolo Panerai, come non ha mancato di far notare di recente la collega Luisa Espanet con un suo intervento nella newsletter di Senza Bavaglio.

 

Non vogliamo pensare che la timidezza di Siddi nel caso in questione sia dovuta al fatto che è anche lui un dipendente de L’espresso.

 

Quello che invece deve essere ben chiaro è che i dirigenti sindacali nazionali non proprio coraggiosissimi, professionalmente emeriti sconosciuti e amanti del “meglio non disturbare il manovratore”, è ora che cedano il posto a colleghi sindacalisti audaci e professionalmente non ignoti, come per esempio proprio Nicotri.

 

Fabio Gibellino

Candidato a Milano

per Senza Bavaglio

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