PANERAI VS NICOTRI/Intervenga l’Ordine

L’editore e direttore Paolo Panerai è ricorso in appello contro il collega Pino Nicotri, e insiste nel chiedere un inammissibile ricco risarcimento per danni platealmente mai subiti.


A questo punto chiediamo che l’Ordine dei Giornalisti di Milano dica la sua, visto che anche Panerai è un giornalista e che, per questo motivo, lo stesso Ordine lo aveva richiamato nel 2006 a un comportamento più corretto proprio nella questione per la quale Panerai vuole a tutti i costi vendicarsi contro Nicotri.

 

I fatti. Come certamente molti colleghi ricordano, anni fa (per l’esattezza nel novembre 2001) venne licenziato da Italia Oggi il giornalista Ugo Degl’Innocenti, della redazione di Milano, perché non accettava l’essere stato messo alle dipendenze non più di un caposervizio, bensì di chi si occupava della raccolta pubblicitaria.

 

Degl’Innocenti ricorse al magistrato, e questi il 22 luglio 2005, dopo oltre tre anni di udienze, gli diede ragione ordinando il suo reintegro. Panerai, universalmente noto a Milano con il soprannome di Innominabile, non se ne diede per inteso e il collega licenziato continuò pertanto a restare disoccupato, con tutto ciò che ne consegue per chi ormai non è più un giovanotto di primo pelo.

 

Visto il comportamento di Panerai, Senza Bavaglio pensò bene di organizzare una campagna per raccogliere firma in calce a un appello che denunciasse il mancato rispetto della sentenza di reintegro al lavoro di Degl’Innocenti. Appello che raccolse oltre mille firme di colleghi e, si noti bene, perfino la firma dell’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga e l’adesione di fatto dell’attuale presidente Giorgio Napolitano.

 

Questi infatti, pur non potendo ovviamente intervenire in prima persona, ci tenne però a far sapere che segnalava per iscritto la vicenda all’allora capo del governo, Romano Prodi, anche perché suonava irrituale che il gruppo editoriale di Panerai, pur non rispettando una sentenza di un magistrato della Repubblica italiana, continuasse a percepire le provvidenze pubbliche da parte dell’erario della stessa Repubblica.

 

Senza Bavaglio ebbe l’idea dell’appello e della raccolta delle firme e chiese l’adesione delle altre componenti sindacali, all’interno delle quali ci fu chi temendo che Senza Bavaglio ne ricavasse una notevole pubblicità chiese che la campagna figurasse come promossa da singoli giornalisti anziché dal singolo gruppo sindacale di loro appartenenza.

 

Fu così che l’appello inizialmente figurò con Pino Nicotri primo firmatario, quasi ne fosse l’autore e il promotore, quando invece il testo dell’appello e l’intera iniziativa erano farina di un sacco collettivo come in seguito anche i vari interventi e articoli comparsi online su tale vicenda.

 

Nella causa di primo grado, nella quale chiedeva mezzo milione di euro di danni, Panerai ebbe l’ardire di negare di essere lui il direttore e l’editore di Italia Oggi, quando invece risultava esserlo fin dal tamburino della gestione del giornale.

 

Tale falsa affermazione è stata fatta per sostenere che la campagna a dire di Panerai orchestrata e condotta da Nicotri era oltretutto rivolta contro un obiettivo sbagliato.

 

Attualmente nella citazione per la causa d’appello Panerai, oltre a pretendere nuovamente una cifra stratosferica, ha l’audacia di sostenere che Nicotri non ha mai avuto una veste sindacale e che pertanto, in base a chissà quale strano ragionamento, non aveva nessun titolo per interessarsi alla sorte di Degl’Innocenti.

 

Ce n’è abbastanza per sospettare che siamo in presenza di un accanimento più persecutorio, e stranamente ad personam, che di una iniziativa improntata alle regole del diritto e alla correttezza professionale.

 

Ci risulta inoltre per certo che Nicotri, nonostante tutto, dopo avere vinto la causa ha chiesto e offerto a Panerai un incontro conviviale per fumare assieme il calumet della pace, astenendosi oltretutto dallo strombazzare pubblicamente la sua vittoria giudiziaria.

 

In considerazione di tutto ciò, chiediamo a Panerai di rendersi conto che è più corretto professionalmente e più utile anche per la sua immagine pubblica ritirare il ricorso in appello. Nel caso invece insista, chiediamo all’Ordine dei Giornalisti di Milano di intervenire perché in presenza di una lesione della correttezza di rapporti che sempre devono intercorrere tra colleghi.

 

Luisa Espanet

Senza Bavaglio

www.segnabavaglio.info

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