Columba irresponsabile votare Sì

Caro Columba,

mi viene il dubbio che tu abbia deciso di usare la stessa strategia di quelli che ti prendono a braccetto per farti vedere il panorama, ti sussurrano parole dolci e poi ti danno uno spintone per buttarti giù. Se è così, mi complimento: ma spero che lo spintone sia per Siddi, non per i tuoi colleghi.

Nel dubbio, preferisco non prenderti a braccetto e non mi soffermo sul rosario di punti negativi da te elencati, ma solo sulle tue affermazioni a favore del sì al referendum:

1) non esisterà più un contratto: non è vero, leggiti l’ultima news proveniente da Senzabavaglio con il parere di Pietro Ichino (certo non uno qualunque, certo non un  massimalista). Gli editori possono provare a disapplicare il contratto del 2001. Ma ci sono parecchi modi per combatterli: lo sciopero è uno (forse vecchio, ma se tre anni fa avessimo fatto quella settimana sotto Natale…) , ma le denunce alla magistratura e i ricorsi sono altri due. Senza dimenticare la guerriglia in redazione, con gente che non sarà più trattenuta da nessuno… (e tu sai quanto i Cdr siano stati e siano ancora essenziali per questo). Insomma, se la Fnsi volesse (se avesse voluto), non saremmo a questo punto.

2) L’individualismo ha portato questa categoria alla rovina, e ancora di più ce l’ha portata l’ambiguità, la contiguità al potere, l’insistenza con cui per anni i giornalisti hanno sposato la linea della flessibilità, della revisione al ribasso delle tutele lavorative. Ma non sarà certo un contratto che non tutela i giovani e bastona quelli a metà del guado, che non stabilisce regole certe per la multimedialità (lasciando ai Cdr il compito di provare a disegnarle: e là dove i Cdr non ci sono?) e che rende possibile e facile (addirittura più della legge stessa) assumere tempi determinati, trasferire giornalisti, distaccarli qua e là, eccetera, a risollevare le nostre sorti e a ridare qualità e dignità a questo lavoro.

3) quanto hanno pagato le altre categorie per l’assenza del contratto dei giornalisti? Tanto. Ma quanto pagheranno in conseguenza di questo, che distrugge tutele e impoverisce i lavoratori? di più, stanne pur certo. La Confindustria non si fermerà a noi.

4) è vero, alcune cose buone ci sono (la cancellazione dell’allegato N, ad esempio), ma sono così marginali rispetto al disastro combinato e ai danni ormai certi che evidenziarle è un esercizio sofistico dei più deteriori.

5) sì, 265 euro (con la beffa dei 5 trattenuti subito) sono pochi: corrispondono suppergiù a 45 euro al mese per 4 anni senza contratto e 2 con, ossia – per un redattore ordinario oltre i 30 mesi – ad un aumento dell’1,7% annuo: meno, molto meno, dell’inflazione. E quando mai si è visto un contratto firmato in ritardo che non riconosce almeno un una tantum di conguaglio? Ma questo sarebbe stato un dettaglio, se il meccanismo degli scatti fosse stato rivisto sì, ma riportandolo al 1959 (12 scatti biennali al 5%), ad un contratto che divenne legge e per espressa previsione non è modificabile in peius, e se si fossero ottenute garanzie su una vera carriera orizzontale. Ma la carriera orizzontale sbandierata dai nostri dirigenti sarà possibile solo se graziosamente concessa da sua maestà il direttore-editore.

E allora, in conclusione, votare sì al referendum non è un gesto di responsabilità, ma l’esatto contrario: verso i giovani, verso chi ha davanti ancora vent’anni di mestiere, verso chi fa il metalmeccanico, il tessile, il chimico… perché dopo aver demolito noi, la Confindustria demolirà i loro contratti.

E’ per questo, anche per questo, che erigere una barricata e fare ora tutto ciò che non si è fatto negli ultimi due anni diventa fondamentale.

Cordiali saluti
Giorgia Cardini
Cdr l’Adige di Trento

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