CONTRATTO/15 domande su distacco e trasferimenti

1. Qual è la differenza tra trasferimento e distacco?
Il trasferimento è all’interno della testata. Il  distacco è alla redazione di un’altra testata edita “da società controllate dalla stessa proprietà” 

2. Come cambia la disciplina del trasferimento?
Se è entro 40 km non dà più diritto ai 4 giorni di permesso, all’indennità economica e al rimborso delle spese di trasloco 

3. Chi decide il distacco?
“Il direttore della testata interessata”, che potrebbe anche non conoscere il collega di cui chiede il trasferimento. Questo può avvenire senza che sia formalmente coinvolto il direttore della testata di appartenenza. E quindi
la decisione è dell’azienda.


4. E’ prevista un’indennità economica?
Sì, ma solo nel caso di distacco oltre 40 km: due mesi di retribuzione e “un’equa indennità da definirsi in sede aziendale per la copertura delle maggiori spese emergenti”. Nel caso di distacco presso una testata con sede entro 40 km, no. 

5. La Fnsi dice che il Cdr può farsi valere nei casi di distacco pretestuosi. E’ vero?
A differenza del trasferimento non è previsto neanche un parere consultivo del Comitato di redazione. Al Cdr viene anche sottratta la possibilità teorica di far leva sul direttore, perché questi non ha titolo formale ad opporsi. Fino ad ora l’azienda, se voleva “punire” un giornalista, aveva comunque bisogno del consenso vincolante del direttore della testata di appartenenza: adesso può agire tramite un direttore di una qualsiasi testata del gruppo.

6. Quanti “distacchi” si possono avere in carriera?
Non c’è un tetto. I limiti sono: un massimo di due anni, e devono poi passare almeno otto mesi di lavoro nella testata di origine prima di essere di nuovo distaccati. Se invece il distacco è fino a  12 mesi meno un giorno si può essere distaccati di nuovo anche subito, fatti salvi due giorni di permesso per il trasloco. 

7. Ma il distacco non può essere un’opportunità per un giornalista, ad esempio di una piccola testata, di fare esperienza in una grande redazione?
Certo, ma il distacco volontario già esiste, basta il consenso delle parti a perfezionarlo. La novità è che il distacco non è più volontario. Semmai ora, siccome il distacco oltre 40 km. prevede comunque un’indennità economica (due mesi di retribuzione) sarà un disincentivo concederlo per ragioni di crescita professionale.

8. Ci si può opporre al distacco?

Sì: licenziandosi o facendo causa (ma in questo caso intanto bisogna trasferirsi). I tempi di una causa di lavoro sono mediamente di tre anni, e quindi la sentenza si avrà presumibilmente a distacco concluso. 

9. C’è un limite di distanza dalla sede originaria per i distacchi?
No. Per chi fa parte del gruppo Repubblica, ad esempio, si può essere trasferiti da Bolzano a  Palermo. 

10. Si può essere distaccati anche all’estero?
Al momento non sembra un discorso realistico, ma in futuro sarà una possibilità. Non c’è nessun limite nel nuovo contratto. Se l’editore ha una società controllata, ad es. in Danimarca, si può essere distaccati conservando però il contratto Fnsi-Fieg. Basta che il direttore del giornale o dell’emittente danese voglia chiedere il distacco del collega. 

11. Si può essere demansionati nel distacco?

Formalmente no (lo impedisce il Codice Civile), sostanzialmente sì. Perché altrimenti bisogna andare in causa, e la giurisprudenza in materia non è rassicurante, anche per la difficoltà di un  giudice di capire la differenza tra le varie mansioni giornalistiche. Il nuovo contratto, per altro, modifica anche la valutazione sulle mansioni. Infatti il nuovo art.11 specifica che quando viene assegnata dal direttore “una mansione diversa da quella precedentemente esercitata (…) non ha rilevanza l’esercizio di funzioni di superiorità gerarchica e di guida del personale in precedenza svolte”. In questo modo si  possono assegnare mansioni non concordate al giornalista che viene rimosso da un incarico, si aggira il Codice Civile, e si inficiano le eventuali cause per demansionamento.  

12. Si può essere distaccati presso un ufficio stampa?

Sì, purché riguardi una proprietà dello stesso editore e pubblichi un house organ. 

13. I componenti del Cdr possono essere distaccati presso un’altra testata?
L’art. 34 del Contratto di lavoro prevede “storicamente” la tutela sindacale dei componenti del Cdr, che non possono essere trasferiti, in assenza del loro consenso e dell’autorizzazione dell’Associazione regionale di stampa. La “ratio” della norma è evidente: evitare che i Comitati di redazione siano ricattabili. Ma questo comma, che non è stato cambiato, parla di trasferimento, e non di distacco, termine con il quale nel nuovo contratto si definisce un nuovo istituto. Quindi, essendo il contratto un corpus unico, il distacco va considerato escluso dalla tutela contrattuale. 

14. Quali sono gli obblighi per la proprietà nelle motivazioni per un distacco?

Si può essere distaccato “per comprovate esigenze produttive, organizzative o sostitutive”. Che sono motivazioni sufficientemente vaghe per giustificare anche un allontanamento pretestuoso.  

15. Che conseguenze sull’occupazione avrà la disciplina del distacco?

Ci saranno meno posti di lavoro. Gli editori potranno ottimizzare le risorse e rinunciare ai contratti di sostituzione e, in prospettiva, ad assumere giovani.

Fabio Morabito
Presidente Associazione Stampa Romana

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