Riflessioni di un Consigliere d’Amministrazione

CasagitCari Colleghi,
un Consigliere di amministrazione della Casagit,dopo le polemiche di questi ultimi mesi, ha deciso di rendere pubbliche alcune sue riflessioni. Penso possano essere utili a tutti.
Andrea Leone


RIFLESSIONI DI UN CONSIGLIERE DI AMMINISTRAZIONE DELLA CASAGIT

“Ci sentiamo in trincea. In tanti vengono qui, ci vomitano addosso accuse stupefacenti, ci domandano dove sono finiti i soldi, chi li ha presi. Non dicono nulla i malati e quelli con le richieste di rimborso. Loro hanno un atteggiamento diverso, paura mista a gratitudine. Paura che in futuro questo banco di accettazione non ci sia più e gratitudine mentre verificano che nei fatti non è cambiato nulla o quasi. Ma il clima è pesante, incomprensibile.

Ci pare di vivere un incubo in cui spensieratamente ci si diverte a sparare sulla Croce Rossa”.

E’ stato questo sfogo, un mix di rabbia e amarezza, raccolto nei giorni scorsi in un ufficio Casagit a spingermi a rompere l’imperativo di non reagire, come consigliere di amministrazione in carica di Casagit, alla marea di sguaiatezze, di  disinformazione, di volgarità, di insulsa denigrazione, di stupidaggini travestite da severi j’accuse, che ha accompagnato l’attività del Cda di Casagit che ha notificato a tutti la reale situazione in cui versa la cassa:

  1. Le riserve accantonate sono meno della metà di quelle che si pensava di avere accumulato negli anni.  Mantenendo invariati gli attuali livelli di prestazioni, il passivo annuale di oltre quattro milioni di euro, registrato nel biennio
  2. 2007/2008 è destinato a peggiorare. In mancanza di drastici provvedimenti di razionalizzazione della spesa, il prossimo triennio coinciderà con il tempo di sopravvivenza della Cassa. A questo destino non si sfuggirà, lo affermo con assoluta certezza, con chiunque si proponga di guidare la cassa presentandosi come un taumaturgo in possesso di ricette indolori.

Con questo intervento intendo accendere un piccolo faro che consenta agli associati Casagit di interpretare  orrettamente, se lo vorranno, quanto è accaduto e sta accadendo dentro e fuori dalla Casagit. Evidenziando anche lo spessore meschino della canea degli ultimi mesi, alimentata purtroppo ancora una volta da stolide ambizioni personali (chi, onesto intellettualmente, sgomita per salire su una nave che si è affannato a descrivere come un colabrodo in procinto di affondare?), e da fumose ricette SalvaCasagit.

In verità dentro la Croce Rossa ci siete tutti voi associati Casagit! E senza la vostra compartecipazione – in termini prima di comprensione della realtà, poi di accettazione e condivisione di atteggiamenti concreti – ogni conducente di questa Croce Rossa è destinato a finire in panne, fuoristrada.

Per comodità frazionerò i temi. E non sarò breve.


Le responsabilità degli attuali amministratori.

Di responsabilità ne hanno, a mio personale avviso, una, purtroppo non lieve. Aver metabolizzato con ritardo i segnali che indicavano che i “consumi” della Cassa erano troppo elevati rispetto alla sua capacità di alimentazione. In altre parole essersi illusi che i costi galoppanti della Sanità pubblica e quelli spesso impudichi della privata risparmiassero Casagit. Sperando, ingenuamente forse, che eventi futuribili (i maggiori contributi collegati al rinnovo del contratto nazionale di lavoro dei giornalisti) e incerti allargamenti della platea dei soci, potessero rallentare l’emorragia dei costi.

A condizionare gli attuali amministratori ha certamente contribuito anche il nefasto e diffuso malinteso sulla natura solidaristica della Cassa. “Solidarietà” è una specificazione nobile e gratificante, che regge purtroppo solo finché nella larga platea dei destinatari (53.702 soci nel 2008, con un costante trend di crescita) sopravvivono criteri di moderazione, di correttezza, di rigore. Mi spiego: le prestazioni della cassa dovrebbero essere INTEGRATIVE rispetto a quelle della sanità pubblica.
L’intervento Casagit dovrebbe essere attivato in altre parole con una certa “misura”, diventando l’unica soluzione possibile o quella oggettivamente preferibile, solo in situazioni  particolari: gravità, complessità, cronicità della patologia; inadeguatezza vera o presunta dei presidi di sanità pubblica raggiungibili; “tipicità” della prestazione (occhiali e cure dentarie), condizioni economiche personali di emergenza.
Da troppi anni invece si è imposta la natura SOSTITUTIVA della prestazione Casagit, anche laddove, per comune esperienza, l’assistenza pubblica è giudicata valida e spesso preferibile a quella privata. Insomma, da anni Casagit paga un prezzo altissimo – milioni di euro di contributi collettivi – alla “comodità”, alla consuetudine pigra, se non addirittura  all’egoismo menefreghistico e al fraintendimento delle finalità dello strumento a disposizione.

Lo ammetto: non siamo riusciti a inculcare nei soci, diciamo così, questo tipo di messaggio: Casagit non è l’albero della cuccagna, non è un bancomat personalizzato, non è un pozzo di San Patrizio.

Tu socio dici “ci metto tanti soldi e pretendo che tutto  sia pagato a piè di lista”. Informati (sei un giornalista perbacco! o ti muovi comunque nei dintorni), sui costi e sulle prestazioni dei Fondi sanitari attivi sul mercato; studia in dettaglio le prestazioni delle polizze sanitarie delle Assicurazioni! Lo puoi fare perfino sul sito della Casagit, a casa tua. Valuta, confronta, soppesa e … scegli.

Questa rivoluzione nell’atteggiamento dei soci sarebbe l’unica vera seria riforma, di per sé sufficiente, ancorché necessaria, per salvare Casagit.


Il “buco” di tredici milioni di euro.

Subito una precisazione semantica: nessun “buco”, perché quei soldi, nelle riserve accantonate dei bilanci Casagit, non ci sono mai stati.

Per quale gioco di prestigio, prima sono fatti apparire, poi sono bruscamente spariti? Per effetto dei criteri di contabilità, del tutto legittimi, da sempre adottati in Casagit; criteri che permettevano il trascinamento di parte dei costi emergenti dopo la chiusura del bilancio al 31 dicembre, sull’esercizio successivo. Complice la svagata norma (ora non c’è più, al massimo a regime ci saranno tre mesi di tempo) che consentiva ai soci di consegnare le loro richieste di rimborso entro due anni, molti bilanci apparivano più rosei e positivi del reale. Finché, questo Cda! ha deciso che era giunto il tempo (anche perché nel 2010 sarebbe diventato in ogni caso obbligatorio per legge) di passare da un regime contabile, ripeto,
lecito ma “casereccio”, a uno civilistico.

E’ opportuno però valutare bene le cifre per quello che sono: al tempo dei sogni, quando ci si cullava sull’illusione di pingui riserve, più o meno 30 milioni di euro al massimo storico, non ci si rendeva forse conto che si enfatizzava un “ossigeno” aggiuntivo bastante al funzionamento della cassa per un periodo di neppure sei mesi.

Attenzione: nel 2008 Casagit ha erogato prestazioni per 76 milioni di euro (erano 62 nel 2005, poi in progressione impressionante, sono diventati 67 nel 2006 e 72 nel 2007). Le cifre rotonde ingannano prospetticamente sulla reale incidenza nella realtà quotidiana: la voragine dei 13 milioni di euro contabilizzati illusoriamente servirebbero a fronteggiare 70 giorni, al costo attuale, di prestazioni ai soci!

Con il medesimo criterio, brutale forse ma concreto, i 15 milioni di euro oggi appostati a riserva, non arrivano a coprire che un centinaio di giorni di prestazioni. Con lo stesso metro, il deficit di 4,5 milioni di euro del bilancio corrente che tanto preoccupa, vale tre settimane di lavoro dei liquidatori della Casagit!

Chi insofferente ai bilanci e ai conti si/ci chiedesse: “ma alla fine dove sono finiti quei soldi?”, si dovrebbe accontentare di questa risposta: “nelle tasche dei soci”. Con buona pace di chi, volteggiando arditamente su denunce per diffamazione, ha gettato sospetti su malversazioni dei consiglieri di amministrazione, o ha parlato di sprechi, di fonti di spesa fuori controllo e stupidaggini analoghe.

Le prestazioni della Casagit.

La percentuale di assorbimento dei contributi da parte delle prestazioni,negli ultimi tre anni – 2006/2008 – ha avuto questo andamento: 92%, 96%, 96%.

Troppo? No, in termini assoluti, poiché per questo è stata creata la Casagit. Certamente sì, se si esamina da vicino il  complesso capitolo delle convenzioni su cui si articola l’attuale struttura di prestazioni della Cassa.

E’ una rete costosa: le prestazioni erogate a strutture convenzionate in “Diretta” nel 2008 sono pesate per 37 milioni di euro; a quelle in “Indiretta” per 39 milioni. Che ci impone continui adeguamenti verso l’alto, forte del ruvido ricatto “o prendere o lasciare”. Ma soprattutto ormai entrata nella percezione comune dei soci come dato acquisito e non sostituibile.

Da un lato dunque si alza l’impegno per gli amministratori di mantenere lo standard di eccellenza o comunque di livello medio-alto/altissimo delle prestazioni garantite da Casagit su un territorio di disomogena professionalità sanitaria; dall’altro urge la necessità di rivedere, una per una, con un “corpo a corpo” che impegna energie economiche e professionalità specifiche, le singole realtà che regione per regione costituiscono l’hardware della banale voce “prestazioni”.

Un compito al quale questo Cda ha orientato da circa un anno molte delle risorse interne, pensando che da una revisione analitica di questo vitale network possano derivare le più significative razionalizzazioni della spesa corrente. Incidentalmente: Casagit ha un solo dirigente, il Direttore Generale, retribuito meno di un qualsiasi dirigente di una media sl, ma con una platea di utenti molto più scomodi.


Le misure adottate e quelle che sarete costretti ad assumere.

Non ve le sto a ricordare una per una. Il Presidente Leone vi ha ampiamente e puntigliosamente scritto su ognuna di esse con comunicazioni personali. Di Leone sarebbe onesto perlomeno apprezzare il ruolo, assai scomodo, di Cireneo: perché ad agire con un briciolo di quella furba demagogia che vediamo dilagare, questo Cda, menandovi per il naso alla  grandissima, avrebbe anche potuto continuare a gestire Casagit come una grande “famigliona”, rinviando scomodi adempimenti contabili non necessitati, impreziosendo il bilancio con una legittima rivalutazione degli immobili…..
en attandand il prossimo Sottosegretario – è alle porte, non è fantascienza! – che a colpi di Decreti legge sterilizzerà i Fondi sanitari esistenti. Le reazioni, pubbliche e private, al “pacchettino” di misure finora adottate, è esemplare, nella sua negatività, di come la categoria mantenga livelli di riluttanza a metabolizzare la realtà e come l’individualismo soffochi ogni
tentativo di ragionamento in chiave associativa e come si diceva all’inizio, solidaristica.

Non c’è stata misura adottata dal Cda (dal ritocco al rimborso dei medicinali, alla limitazione dei parametri temporali per il rimborso lenti) che non abbia suscitato inviperite reazioni e generica ostilità. Anche la misura adottata nel gennaio scorso che introduce un minimo contributo aggiuntivo per i soci con familiari a carico (equivalente su base mensile al costo di una pizza, o al massimo di una grigliata di pesce per le fasce di reddito più  elevato), ci sembrava e ci sembra tuttora un sacrificio davvero irrisorio a fronte della possibilità, finora goduta a costo zero, di attivare una gamma illimitata di prestazioni sanitarie per i propri cari. E’ stupefacente che una misura del genere, che servirà a ridurre di un terzo circa l’attuale passivo corrente della Casagit, e che introduce un embrione di perequazione tra il single e i “familiati”, non abbia suscitato in passato reazioni anche vivaci da parte della folta fascia dei primi!


Conclusioni.

Ognuno tragga le sue e si scateni, come invocato urbi et orbi, al voto prossimo venturo per mandare a casa noi maldestri e inaffidabili amministratori e promuovere quelli competenti, onesti, saggi e avveduti.
L’augurio che vi si può fare è di stare bene in salute e di non dover ricorrere con frequenza alla cure sanitarie impegnative (per il Viagra, i massaggi più o meno terapeutici, le sedute psicanalitiche, i corsi di nuoto in piscina per i figli adolescenti etc. etc. continuiamo a “coprirvi”).

Vorrei segnalarvi le conclusioni a cui era giunto nell’estate 2008 un consulente incaricato di verificare i nostri bilanci occhiutamente.

Non si trattava di un consulente di parte, solidale con il Cda, ma di un esterno, scelto da uno dei gruppi di opinione della categoria più pregiudizialmente ostili nei confronti della nostra gestione. Costui ha spulciato tutti i dati possibili e alla fine ha scritto: “Senza interventi tempestivi, la vita stessa dell’Associazione risulterebbe gravemente pregiudicata. Per dirla in soldoni, con questi trend, il patrimonio Casagit sarebbe azzerato in un triennio, con la conseguente impossibilità di proseguire l’attività nei termini attuali.

Giova tuttavia rammentare che l’entità di questo disequilibrio rappresenta il 5/6 per cento, circa, del totale del valore delle prestazioni. Per comprenderci meglio, se si ipotizzasse il rimborso al 94% delle prestazioni erogate, il pareggio dovrebbe essere conseguito”.

Che aggiungere? Che forse il Cda uscente avrebbe operato più saggiamente, valutata l’acredine che ci siamo attirati con i pannicelli tiepidi, se avesse imboccato subito questa via. In fondo non siamo tutti rassegnati da anni a subire fluttuazioni a due cifre dei prezzi di quasi ogni cosa? Allora, un ritocchino del 6% su tutte le prestazioni è ragionevole pensare
che sarebbe stato digerito e assorbito come del tutto fisiologico, pur di mantenere la quantità e qualità delle prestazioni in essere!

Meditate soci, meditate.

Maurizio Calzolari  –  febbraio 2009

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