Il cane non morde più. Ora scodinzola

Avvertenza: I personaggi e i fatti riportati nelle pagine del “Diario di Piero” sono immaginari ma autentica è la realtà che li produce.

Milano, 28 maggio – Caro Diario, lo stato di salute del giornalismo italiano è drammatico e anche io non mi sento molto bene. Ne ho parlato all’Aperitivo dei Cretini di sabato scorso, un appuntamento organizzato ogni settimana con un gruppo di colleghi nella zona delle Colonne di San Lorenzo. È un momento di aggregazione tra amici di vecchia data, utile anche per scambiare idee, notizie più o meno importanti sul futuro della nostra professione. Negli ultimi mesi, purtroppo, serve a stilare una sorta bollettino di guerra. Lavoriamo in redazioni diverse e, di conseguenza, possiamo fornire un quadro complessivo della situazione che rispetto al passato è peggiorata, anzi appare in caduta libera. Il giornalista è sempre più debole, dentro e fuori le redazioni. A farla da padrona sono editori, politici, colleghi senza scrupoli. Non manca loro il supporto di una pletora di complici – ruffiani che sognano il grande business.


Tenere dritto la schiena è sempre più difficile. Ovviamente, resta sempre la possibilità di piegarsi. Nel 2004, soltanto nell’ambito della cerchia ristretta di amici, oltre 10 giornalisti hanno perso il lavoro, altri sono stati “ridimensionati” e chi lavora come libero professionista ha più che dimezzato gli introiti.
Le cause sono tante, alcune davvero grottesche. Esperienza e formazione non servono a nulla.


Si moltiplicano i segnali di allarme ma non accade nulla di concreto. Non abbiamo escluso che magari siamo noi a vedere le cose in negativo, magari siamo anche un po’ imbecilli, una specie di cassandre di ultima generazione. Da questa ultima riflessione è maturata l’idea di battezzare il nostro appuntamento settimanale l’Aperitivo dei Cretini.
Ci piace riflettere sullo stato delle cose e su come contribuire al rilancio della professione. Affrontiamo insieme diversi argomenti, come: le azioni di mobbing per isolare e allontanare i colleghi meno “flessibili”; la preoccupante debolezza del sindacato; l’uso eccessivo dei dispacci di agenzia per confezionare i giornali; le migliaia di stagisti gratis a disposizione delle redazioni (dalle più grandi società alle cantine degli oratori).

Mancano le inchieste vecchio stile, il giornalismo imparato per strada tra polvere e sudore, la ricerca delle vere notizie, valide figure di riferimento per imprimere una grande svolta. Oggi perfino alle conferenze stampa molti colleghi non fanno più domande perché hanno paura o perché non sanno cosa chiedere.


Da cane da guardia del sistema il giornalista italiano rischia di diventare il cane che scodinzolando porta in bocca il giornale al proprio padrone. Niente di nuovo, forse. Tutto è possibile, anche partecipare all’Aperitivo dei Cretini.

È tutto per oggi

Danilo Lenzo

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