Tartassato dal fisco e beffato dagli editori a 40 anni lascia

Avvertenza: I personaggi e i fatti riportati nelle pagine del “Diario di Piero” sono immaginari ma autentica è la realtà che li produce.

Milano, 15 gennaio 2007 – Andrea Frigerio, 40 anni, single. È un omone di 130 chili per 190 centimetri di altezza con una faccia da angelo che trasmette serenità. E’ un bravo giornalista di economia che alla fine degli anni Novanta ha lasciato un posto “sicuro” in un quotidiano nazionale, per dirigere un progetto multimediale online. Ha intrapreso la strada giusta ma nel momento sbagliato, restando vittima della grande bolla speculativa che tra il 2000 e il 2001 ha lasciato in mutande chi aveva scommesso su Internet.

Non si è dato per perso. Ha intrapreso l’attività di libero professionista, ossia di giornalista freelance con partita Iva, quando ancora “freelance” non era una parolaccia, sinonimo di precario, di giornalista privo di tutele e di diritti da sfruttare senza pietà. Ha dovuto ingoiare una marea di rospi. Ha anche avuto il piacere di finire più volte nel girone infernale degli studi di settore, nelle mani di un fisco ipocrita e pappone, in cui oramai cadono ingiustamente ogni tre per due centinaia di giornalisti freelance. Un software “intelligente” del fisco decide a priori quanto un giornalista deve guadagnare e quante tasse deve pagare, per sfortuna con criteri che stanno completamente al di fuori della realtà. Nessun organo competente della categoria o quasi muove un dito per porre rimedio a tutto ciò.

Frigerio mi ha più volte detto che all’estero i veri giornalisti sono i freelance e non i quattro “sfigati” che lavorano in redazione. È molto stupito del clamore che hanno suscitato le ottime inchieste del giornalista Fabrizio Gatti, che comunque ha le spalle coperte da un settimanale “forte” come L’Espresso. Secondo lui Gatti sta solo facendo  gregiamente il normale lavoro di giornalista, che oramai nessuno o quasi è in grado di fare (soprattutto chi finora si è sentito sicuro all’interno della redazione, abusando di agenzie, comunicati stampa e orde di stagisti per confezionare un giornale).

Nei giorni scorsi, proprio in occasione della pubblicazione della nuova inchiesta di Gatti sui ladri di occhi al Policlinico Umberto I di Roma, Andrea ha ricevuto (a distanza di 30 minuti una dall’altra) la telefonata dei direttori delle due testate con cui collabora assiduamente dal 2001 come freelance. Un settimanale e un quotidiano regionale di economia della  tessa casa editrice, per il quale ha scritto in media 700 articoli all’anno. Gli hanno dato il benservito e così il collega è rimasto senza lavoro. Un buon modo per iniziare il 2007.

L’azienda non è in particolare crisi, ma di fronte al continuo calo dei lettori del “cartaceo” e alla non compresa potenzialità dell’utilizzo delle nuove tecnologie informatiche, nell’ambito della comunicazione di massa, anziché rinnovarsi e rendersi competitiva in un sistema che è in profonda trasformazione, ha scelto la via suicida dell’immobilismo.

L’azienda, tra l’altro, ha tagliato tutte le collaborazioni esterne di qualità per aumentare ancora di più l’esercito di stagisti che lavorano volentieri “gratuitamente” 24 ore su 24 riempiendo pagine e pagine senza alcun “tutore”.

Andrea Frigerio è stanco. Questa volta ha deciso di mollare definitivamente il mondo del giornalismo. Insieme con un altro collega (licenziato in tronco e ingiustamente lo scorso anno da una nota casa editrice di Milano), entro la prossima primavera aprirà e gestirà un Internet Café e si occuperà di progetti multimediali per una società inglese. In realtà, aveva tutto pronto dalla scorsa estate ma l’amore per il giornalismo l’ha spinto a rinviare fino a qualche giorno fa. Buona fortuna, amico mio.

È tutto per oggi

Danilo Lenzo

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