L’Ordine si preoccupa degli stagisti ma non pensa ai disoccupati

StagistiQui sotto riporto il lancio dell’Ansa sulle preoccupazioni dell’Ordine sul blocco degli stagisti.
A me dispiace che l’Ordine non sia preoccupato prima e cioè quando noi di Senza Bavaglio abbiamo denunciato in tutte le sedi che gli stagisti venivano utilizzati in sostituzione dei redattori in ferie, in lunga malattia, in maternità o in paternità. E soprattutto che esista un conflitto di interessi profondo tra disoccupati, collaboratori e stagisti: tutti aspirano a occupare quei pochi posti che sono a disposizione.
Il Corriere della Sera, nei giorni scorsi, ha deciso di bloccare per quest’estate l’ingresso degli stagisti in redazione. Come sono andatele cose? Il Comitato di Redazione ha segnalato alla direzione “l’uso spesso improprio di questi ragazzi all’interno del giornale” ricordando che la stessa Federazione della Stampa ha richiamato tutti i CdR a vigilare sul fatto che, in conseguenza al Protocollo d’intesa 7 giugno 1993, ” gli stagisti non possono essere inviati a seguire avvenimenti, né titolare, né impaginare, né scrivere articoli destinati alla pubblicazione, né possono operare al desk, se non in termini di mera simulazione… la violazione di questi limiti determina una violazione di norme imperative di legge e l’automatica trasformazione del rapporto di stage in rapporto di lavoro subordinato ”. La Direzione, dopo essersi consultata con i capi desk dei settori che abitualmente ospitano gli stagisti, ha scelto di sospendere l’esperimento “fino a quando non verranno definite regole condivise”, “perché altrimenti la Direzione non sarebbe in grado di garantire al 100 per cento che gli stagisti non vengano utilizzati per svolgere mansioni di competenza dei redattori e per coprire eventuali buchi in organico”.

Il condidirettore del Corriere, Paolo Ermini, bene ha fatto a ribadire la valutazione positiva sulla presenza degli stagisti “che spesso hanno potuto dimostrare il loro valore, imparare il mestiere e venire poi assunti al giornale non seguendo criteri clientelari o, vorrei dire, quasi nepotistici”.

Ora io mi domando e domando all’Ordine Nazionale: se la Direzione del Corriere sostiene di non riuscire a controllare l’uso improprio degli stagisti e quindi responsabilmente blocca il loro ingresso al giornale, pensa forse l’Ordine Nazionale che in giornali minori la presenza degli stagisti in redazione avvenga nel rispetto delle regole? Andrà l’Ordine Nazionale a controllare, per esempio, cosa succederà alla Reuters, dove gli stagisti quest’estate sarannoimpiegati per 4 mesi? Controllerà che non sostituiscano i redattori in ferie?

No. Semplicemente ancora una volta nelle preoccupazioni dell’Ordine prevalgono ipocrisia e interessi di parte, che nulla hanno a che fare con lo sbandierato “interesse del giornalismo” a formare i giovani e a offrir loro un accesso alla professione che scavalchi i soliti ostacoli rappresentati da raccomandazioni e nepotismi.

Il proliferare delle scuole di giornalismo sta creando decine e decine di nuovi giornalisti (c’è una scuola perfino a Sassari dove notoriamente fioriscono le iniziative editoriali), mentre sembra che i posti di lavoro non siano in espansione. Insomma, il mercato non richiede nuovi giovani colleghi. In più, come già ripetuto decine di volte, il riassorbimento dei disoccupati è inesistente, a dispetto di tutti gli accordi tra FNSI e FIEG e le aspettative dei collaboratori esterni che vorrebbero entrare in una redazione sono frustrate sulnascere e nessuno se ne occupa (immagino che l’Ordine sappia cosa sta avvenendo al Giorno/Nazione/Carlino).

E allora un’altra domanda si impone: se questa situazione è sotto gli occhi di tutti perché l’Ordine continua a riconoscere nuove scuole?

Quali sono gli interessi che si celano dietro queste delibere? Quanti sono i consiglieri dell’Ordine Nazionale e degli Ordini Regionali che hanno incarichi presso le scuole e le università di giornalismo? Sono pronti gli Ordini (Nazionale e Regionali) a fornire l’elenco? Per evitare conflitti di interesse non è il caso di sancire l’incompatibilità tra incarichi istituzionali dell’Ordine e incarichi nelle scuole?

Qualcuno, dentro il Corriere, si è domandato: ma cosa c’entrano i disoccupati con gli stagisti? A me pare che l’Ordine non si sia minimamente posto questa domanda e non si ponga il problema del conflitto di interessi che si cela dietro questa guerra tra poveri.

L’accesso ai posti di lavoro disponibili sul mercato, avviene attraverso alcuni canali. Nel caso del giornalismo attraverso: stage, liste di disoccupazione, richieste private, amicizie, collaboratori, articoli 12 e così via.

Se gli stage si trasformano in lavoro nero, non sono più stage ediventano un percorso privilegiato rispetto ad altri che invecerichiedono un esborso di denaro da parte dell’azienda editoriale. Un percorso che penalizza altre professionalità.

L’Ordine Nazionale con le preoccupazioni per i suoi studenti dimostra di non aver voluto tener conto di esigenze diverse e di interessi contrapposti. C’è un posto di lavoro a disposizione? Un sindacato deve fare in modo che se lo aggiudichi il migliore, non chi si offre di occuparlo al salario più basso. Per questo, tra l’altro, esiste un contratto di lavoro che garantisce un minimo di stipendio e obbliga il datore di lavoro ad assumere a un minimo di stipendio. Altrimenti se fosse tutto liberalizzato il mercato del lavoro collasserebbe. Ci sarebbe una folle corsa al ribasso e così sarebbero assunti solo quelli che si offrono di lavorare quasi gratis. (Un sistema, tra l’altro, in vigore nel mondo dei freelance. Da qui una parte della lotta contrattuale che stiamo facendo)

Allora, poiché ci sono realtà diverse che mirano (giustamente) a occupare i posti disponibili nei giornali e poiché non riusciamo a codificare figure come amici e parenti, dobbiamo, come sindacato, concentrarci su ciò che possiamo contrattare con gli editori. Dunque, stagisti, disoccupati, collaboratori e corrispondenti ex articolo 12 hanno tutti uno stesso obbiettivo: trovare un posto ex articolo 1. I loro interessi, insomma, confliggono e noi dobbiamo adoperarci per attutire il più possibile le frizioni.

Quindi io proporrei all’Ordine e al sindacato una soluzione di questo genere:

  1. Per le sostituzioni (estive, ma anche le altre) peschiamo dalle liste dei disoccupati (molti non hanno più il sussidio e talvolta fanno la fame) prima di tutto e in secondo luogo, dai collaboratori e dagli articoli 12 (questi ultimi comunque hanno già un minimo fisso). Tutti colleghi che, facendosi vedere al lavoro in redazione, possano aspirare a un’assunzione articolo 1.
  2. Gli stagisti vengano presi per il loro tirocinio in inverno, quando le redazioni sono belle piene e il pericolo che lo stage si trasformi in lavoro nero (e quindi in percorso privilegiato) diventa minimo. Naturalmente un Ordine serio non si deve scordare di sancire l’incompatibilità tra incarichi nei consigli nazionale e regionali e incarichi nelle scuole e bloccare il riconoscimento di qualunque nuova scuola.

Massimo Alberizzi

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